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Denis Curti - Fondazione FORMA per la fotografia

Italo Calvino amava le simmetrie.
Il suo investimento sulla creatività e sulla finzione legato alla scrittura resta, per me, ineguagliato.
È il sentire al vedere che mi interessa. Un processo di sintesi. Una simbiosi capace di offrire la possibilità di comprendere anche solo attraverso l'azione del guardare. La fotografia, in questo senso, può essere lo strumento ideale per l'esaltazione della descrizione. Il particolare, le misurazioni, le segnalazioni. Mi interessano tutti i contributi per una nuova grammatica della visione.
Il progetto e la sua costruzione.

E tutto ciò assomiglia al lavoro di Andrea Rovatti: dare corpo e dinamismo a una certa idea di staticità. Quindi, fissare e moltiplicare per poi trasformare le coniugazioni dell'infinito in orizzonti mobili. In questa serie dedicata alle suggestioni e ai paesaggi urbani degli Stati Uniti, Rovatti riprende i modi della pop art per sperimentare una possibile riattualizzazione contemporanea della fotografia applicata alla grafica.
Paradossalmente, la sua è una vera e propria disintegrazione della realtà. Un mondo nuovo guardato da un'altezza allineata con la finzione; ripetendo la stessa immagine, Rovatti crea delle relazioni formali o cromatiche, o ancora di ritmo delle linee, fino a determinare un'immagine 'altra', una meta-immagine. In questo contesto, la distanza tra significato e significante aumenta, lasciando spazio ad una certa idea di empatia pronta ad accogliere la leggerezza di quelle linee e forme che si riferiscono a quella ricercata simmetria iniziale.

Ma non si tratta solo di aspetti compositivi.
A conquistare lo sguardo una rinnovata dimensione della contemplazione. Dentro quelle figure si è costretti a considerare l'elemento variabile dell'equilibrio precario. Così, naturalmente, si crea un'ambiguità formale che offre uno spazio di lettura più ampio. È l'immagine figurativa che, nella sua moltiplicazione, può essere percepita anche come astratta.